Lettere dal carcere by Antonio Gramsci

Lettere dal carcere by Antonio Gramsci

autore:Antonio Gramsci [Gramsci, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T18:58:30+00:00


193.

1 giugno 1931

Carissima Giulia,

Tania mi ha trasmesso l’«epistola» di Delio (adopero la parola piú letteraria) con la dichiarazione del suo amore per i racconti di Puskin e per quelli che si riferiscono alla vita giovanile. Mi è piaciuta molto e vorrei sapere se questa espressione l’ha pensata Delio spontaneamente o se si tratta di una reminiscenza letteraria. Vedo anche con una certa sorpresa che adesso tu non ti spaventi delle tendenze letterarie di Delio; mi pare che una volta eri persuasa che le sue tendenze fossero piuttosto da… ingegnere che da poeta, mentre ora prevedi che egli leggerà Dante addirittura con amore. Io spero che ciò non avverrà mai, pur essendo molto contento che a Delio piaccia Puskin e tutto ciò che si riferisce alla vita creativa che sbozzola le sue prime forme. D’altronde, chi legge Dante con amore? I professori rimminchioniti che si fanno delle religioni di un qualche poeta o scrittore e ne celebrano degli strani riti filologici. Io penso che una persona intelligente e moderna deve leggere i classici in generale con un certo «distacco», cioè solo per i loro valori estetici, mentre l’«amore» implica adesione al contenuto ideologico della poesia; si ama il «proprio» poeta, si «ammira» l’artista «in generale». L’ammirazione estetica può essere accompagnata da un certo disprezzo «civile», come nel caso di Marx per Goethe. Dunque sono contento che Delio ami le opere di fantasia e fantastichi anche per conto proprio; non credo che perciò egli non possa diventare lo stesso un grande «ingegnere» costruttore di grattacieli o di centrali elettriche, anzi. Puoi domandare a Dello, da parte mia, quale dei racconti di Puskin ami di piú; io veramente ne conosco solo due: Il galletto d’oro e Il pescatore. Conosco poi la storia della «catinella» col cuscino che salta come un ranocchio, il lenzuolo che vola via, la candela che va balzelloni a nascondersi sotto la stufa ecc., ma non è di Puskin. Te ne ricordi? Sai che ne ricordo ancora a memoria delle decine di versi? Vorrei raccontare a Delio una novella del mio paese che mi pare interessante. Te la riassumo e tu gliela svolgerai, a lui e a Giuliano. – Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo il latte, strilla e la mamma strilla. Il topo disperato si batte la testa contro il muro, ma si accorge che non serve a nulla e corre dalla capra per avere del latte. La capra gli darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole acqua. Il topo va dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il mastro muratore che la riatti. Il topo va dal mastro muratore: vuole le pietre. Il topo va dalla montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra.



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